Conferenza Tarocchi II: l’itinerario degli arcani maggiori
mercoledì 27 marzo, ore 21:00
Dopo l’accurata presentazione delle 22 lame del Tarocco offerta lo scorso mercoledì dal nostro preparatissimo amico Dario Patriarchi, nell’appuntamento del prossimo 27 marzo verremo introdotti agli ambiti di utilizzo del Tarocco e alle sue funzioni tradizionali.
Lo studioso Court de Gebelin nella sua opera “Du Jeu de Tarots” (1781) dice che i Tarocchi di Marsiglia sono stati fatti sulla base di disegni trovati in un libro scampato all’incendio della Biblioteca di Alessandria d’Egitto: “Questo libro egiziano è tutto ciò che rimane di quelle superbe biblioteche (…) è composto di 78 fogli dipinti, divisi in cinque gruppi (…). Il gioco dei tarocchi si è diffuso in molti paesi ma il senso delle sue figure è rimasto invariato. Le sue origini sono così antiche che si perdono nella notte dei tempi e oggi non sappiamo dove e quando sia stato inventato né quale sia il tema centrale intorno a cui si sono sviluppate tante straordinarie figure; figure quasi troppo disparate per formare un insieme, la cui interezza forma un enigma che nessuno ha mai tentato di risolvere”.
L’indicazione dell’Antico Egitto quale paese in cui le ventidue lame furono ben note è una chiave importante ai fini del nostro studio in quanto la terra dei Faraoni, nella sua millenaria storia, ha espresso o accettato forme di arte e scienza sempre teocentriche, con vette irraggiungibili ispirate dalla mistica.
L’idea che solo questo particolare “Libro di Thot” sia sfuggito alle terribili distruzioni è anch’essa segnale di un valore speciale attribuito al testo in quanto, per l’azione della provvidenza divina, ciò che viene salvato alle periodiche devastazioni è in se stesso capace di ricostruire tutto, di rigenerare tutto poiché è la sintesi del tutto.
La forma di “gioco” e la stessa pittoresca “cripticità” hanno permesso alle ventidue figure misteriose e alle cinquantasei ad esse collegate di viaggiare nel tempo e nello spazio, mantenendo inalterato il proprio valore grazie al linguaggio universale dei simboli.
La potenza del linguaggio simbolico, come il linguaggio dei sogni … per intenderci, fa sì che oggi i Tarocchi siano visti e utilizzati principalmente a scopo personale e negli ambiti affettivo, lavorativo, economico e di benessere.
Ma l’origine delle lame, la completezza delle raffigurazioni, l’adesione delle “storie” che essi raccontano alle cosmogonie più antiche e ricche, la “provocazione”, per così dire, con cui affrontano lo studioso e molte altre caratteristiche, tutte da esplorare, richiamano l’attenzione su altri significati e usi possibili del Taro.
Nell’incontro di mercoledì 27 marzo, partiremo dall’aspetto didattico e simbolico degli arcani maggiori, talmente vicini al linguaggio psicologico da suggerirne l’uso anche ad alcuni psicoterapeuti, affrontando poi il passaggio a quello divinatorio, il più popolare e diffuso, provando infine a superare anche questo limite.
Ne parleremo con Gianluca De Martino alle ore 21 presso la sala conferenze di Piazza Ungheria 6, interno 3. Ingresso libero.