Roma segreta: un mitreo nascosto tra Gianicolo e Tevere
Il Collegio Tiberino è un complesso religioso che sorge alla fine di via delle Mantellate, la strada che partendo dal Lungotevere costeggia Regina Coeli e poi s’inerpica sulle pendici del Gianicolo.
Diversi anni fa mi stavo recando lì, di buon mattino, per la schedatura di materiale ceramico antico da poco rinvenuto. La giornata, da subito, fu ricca di emozioni.
In cima alle scale: due mitra spianati che preannunciavano il presidio della dimora di un noto magistrato e due giovanissimi militari entrambi mortificati per lo spavento procurato! Poco dopo l’emozione maggiore: l’ingresso, da una botola presente nel pavimento del refettorio del Collegio femminile, in un sorprendente mondo sotterraneo, ed eccomi nel piano seminterrato di una domus romana del I d.C. Curiosa coincidenza: una salita, due custodi, un passaggio segreto e una discesa nelle viscere della terra.
Davanti a me si susseguono alcuni vani. In fondo, nell’ambiente più grande e meglio conservato, quello che appare ai miei occhi è sorprendente: un Mitreo decorato con un ciclo pittorico di ottima fattura.
Sono infatti ben visibili: Mitra con nimbo radiato, cornucopia a sinistra e il corvo a destra, ai suoi lati i dadofori Cautes e Cautopates (il primo con la torcia rivolta verso l’alto e il secondo con la torcia verso il basso, simbolo del corso del Sole, dell’alternarsi del giorno e della notte), a sinistra la Luna e a destra il Pater seduto su uno scranno di profilo, nella nicchia il cielo stellato e ovviamente, ai lati, i due banconi destinati agli accoliti per consumare il banchetto rituale.
Pensai subito … che sorte beffarda! Un mitreo, luogo di culto rigorosamente vietato alle donne, sepolto (e protetto) proprio sotto un Convento di suore: per secoli quello delle Serve di Maria, le cosiddette Mantellate(1); in seguito sotto il refettorio del Collegio femminile tiberino, peraltro inaccessibile ai componenti maschili della stessa congregazione.
Non stupisce comunque che chiese e monasteri sorgano sulle antiche vestigia di templi o altri luoghi di culto come i mitrei: è il caso di S. Clemente, S. Prisca o S. Stefano Rotondo, solo per citarne alcuni tra i più famosi. Torneremo su questa tematica così importante.
La sacralità di questo luogo è evidente anche prima che fosse trasformato in un mitreo giacché molti elementi(2) riconducono ad un uso cultuale legato, probabilmente in origine, ai misteri eleusini e poi ai misteri dionisiaci e favorito dalla presenza di una sorgente proprio alle spalle della nicchia del mitreo. L’acqua ha sempre avuto, infatti, un valore simbolico importante e un ruolo purificatorio. All’epoca non avevo mai veramente approfondito lo studio del mitraismo, ma ho scoperto più tardi parecchie cose interessanti.
Si tratta dell’antico culto di una divinità Solare di origine indo-iranica, che compare nei Veda(3) e nell’Avesta(4), di cui si ha attestazione già nel XIV secolo a.C.; si afferma a Roma soprattutto tra II e III d.C. e si diffonde nelle province dell’Impero grazie ai Legionari.
Si celebrava in santuari sotterranei o in grotte e trattandosi di un culto misterico. Non è rimasta alcuna documentazione scritta relativa ai rituali.
L’ammissione ai misteri, consentita ai soli uomini, prevedeva prove difficilissime per poter accedere al rito di iniziazione vero e proprio. Esisteva, inoltre, una severa scala gerarchica, che gli iniziati dovevano ascendere nel loro percorso di purificazione verso l’eterno, organizzata in 7 gradi di cui il Pater era l’ultimo.
Ciascun grado era protetto da un dio Planetario, ma Mitra restava il Dio principale e gli altri dei non erano altro che manifestazioni, attributi dell’unico Dio. L’iconografia più frequente ritrae Mitra, Re-Guerriero ma anche Sacerdote-Iniziatore, nell’atto di dominare e uccidere un Toro, con un preciso rituale, stabilendo con il sangue del toro sacrificato il sacro patto che salva e redime l’uomo. Si credeva che nel sangue del toro consacrato scorresse la vita e la forza del dio Sole; per questo durante la cerimonia d’iniziazione il sacerdote-teurgo immolava il toro sull’ara e poi faceva cadere il sangue del sacrificio sull’iniziando, infondendo così in lui la vita e la forza divine necessarie ai fini di una mistica rinascita.
In estrema sintesi si potrebbero così riassumere le caratteristiche di questa divinità: Mitra nasce da una roccia da cui fa scaturire l’acqua, cattura e immola il toro primordiale, la cui morte determina la vita e la fecondità del cosmo, e ne consuma le carni durante un banchetto sacro cui partecipa il Sole; sul carro del Sole fa un viaggio al termine del quale viene accolto dal Signore del tempo cosmico e ascende oltre il mondo delle stelle fisse. Nella dottrina vedica Mitra inoltre appare associato a Varuna, il vincitore del Caos, la notte primordiale, rappresentando così la luce che vince le tenebre, il raggio di Sole che feconda la terra vergine e il potere che regge e muove il Cosmo. Mitra e Varuna vengono definiti custodi dell’ordine del Cosmo.
È interessante l’analogia cultuale del Mitra arcaico con la religione romana delle origini e la corrispondenza delle funzioni che vengono attribuite alla coppia divina vedica con quelle dei primi due re “divini” della storia romana, Romolo e Numa Pompilio. In Varuna e Romolo prevale l’aspetto guerriero e terribile/ferino, mentre in Mitra e Numa Pompilio prevale la devozione e l’aspetto sacerdotale legato al sacrificio e al fuoco (Agni = agnus, fuoco sacrificale per Mitra e il culto di Vesta per il re Numa).
Quello che mi ha colpito di più nell’antico culto mitraico, sono le numerose similitudini con il Cristianesimo, entrambi in fase di affermazione a Roma e in tutto l’Impero proprio negli stessi anni:
a) Mitra è detto petrogenito (Theos ex Petras ossia Dio scaturito dalla Pietra) come Cristo, che viene definito pietra spirituale da cui scaturisce acqua(5) ;
b) un antico inno dice che Ahura-Mazda, il Dio Padre Creatore, generò “ab eterno” un figlio uguale a se stesso e Cristo, seconda persona della Trinità è generato in eterno dal Padre;
c) Mitra venne identificato con il Dio-Sole e in epoca romana fu chiamato “Sol invictus Mitra”, così Cristo è detto nei Vangeli Sole di Giustizia, e ancora “Sole che viene a rischiarare coloro che sono nelle tenebre”;
d) il viaggio sul carro del Sole ricorda l’esperienza della merkavah vissuta da Enoch e da Elia;
e) i Re Magi che dall’antica Persia portarono oro, incenso e mirra per donarli a Gesù, all’inizio furono raffigurati con il berretto frigio, come gli iniziati di Mitra, in seguito sostituito con la corona.
Semplici analogie tra culti pagani e Cristianesimo, secondo molti; rielaborazioni e “adattamenti”, secondo altri; oppure pre-imitazioni della figura e delle vicende del Cristo, prefigurazioni che di certo non sono casuali e lasciano diversi interrogativi, difficili da spiegare, se non riconducendo il mitraismo ad una tradizione solare antichissima, primordiale, una scienza dei Principi che progressivamente viene rivelata da Dio per la salvezza dell’Umanità.
Autore: Silvia Di Santo
Bibliografia
A. Benassai, Astrologia – Simboli e miti, Firenze 1997.
A. Benassai, Origine e significato delle Costellazioni, Firenze 1993.
A. F. Caiola e P. di Marzano (a cura di), Il Casino dei Rossi alla Lungara. Storia, ritrovamenti e restauri del Collegio Tiberino al Gianicolo, Roma 2013.
Dello stesso autore:
https://www.archeosofiaroma.it/roma-segreta- all-ombra-del- fico-ruminale/
https://www.archeosofiaroma.it/roma-esoterica-lurbe-fondata- come-un- tempio-roma-quadrata/
Note:
(1) Il termine “Mantellate” deriva dalla mantella indossata dalle suore della congregazione delle Serve di Maria che avevano un monastero proprio in fondo a questa strada. Nel tempo il termine fu esteso anche alla sezione femminile dell’attiguo carcere di Regina Coeli ed entrò nel gergo popolare quale sinonimo di “arresto”, “carcerazione”, “celle scure”.
(2) Questo ambiente, forse un triclinio estivo, viene trasformato dai proprietari della dimora in mitreo solo alla fine del II secolo d.C. ma è probabile che anche in precedenza abbia avuto una funzione cultuale. Lo farebbero pensare diversi elementi: a) la presenza di una sorgente d’acqua probabilmente utilizzata per il culto, presente in un vano sotto scala posto alle spalle della parete affrescata che viene murato ancor prima della fase del mitreo e che ospita un deposito votivo utilizzato senza soluzione di continuità fino alla dismissione di questo ambiente; b) due depositi di fondazione rituali sotto il pavimento del “triclinio” prima, e del mitreo poi, con tracce di libagioni ripetute nel tempo, frammenti di coroplastica con immagini di scene di iniziazione ai misteri eleusini o legati al culto di Dioniso; c) la scoperta, grazie all’osservazione degli affreschi ai raggi ultravioletti, che la decorazione pittorica era preesistente la fase del mitreo ma che fu ritoccata e riadattata per questo nuovo culto.
(3) I Veda (Veda significa “conoscenza, sapere”) sono il complesso di testi sacri dell’antica religione delle popolazioni arie che invasero l’India intorno al XX sec. a.C., da cui successivamente si svilupperà l’induismo. Il più antico testo dei Veda è il Rgveda, datato tra XX e XV secolo a.C.
(4) L’Avesta (che significa testo “fondamentale”) è il complesso dei libri sacri iranici della antichissima religione monoteista che venera Ahura Mazda (“Signore che crea col pensiero”). Tramandata oralmente per secoli o secondo un’altra tradizione, dettata dal profeta Zarathustra ai suoi discepoli, ebbe una prima stesura presumibilmente nel X secolo a.C. e trovò la sua versione definitiva solo alle soglie dell’Era islamica.
(5) Nelle Sacre Scritture la Pietra simboleggia il Verbo Creatore: “La pietra che ti ha generato, tu hai trascurato, hai dimenticato il Dio che ti ha procreato” (Deut. 32:18) e la Fonte nel deserto dalla quale scaturisce acqua od olio (Gb. 29,6); “Tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una pietra spirituale che li accompagnava, e questa pietra era Cristo” (Corinzi 10:4); “II Signore disse a Mosè: Prendi la verga e raduna la comunità, tu ed Aronne tuo fratello, e dinanzi a loro parlerete alla pietra ed essa farà uscire l’acqua; tu farai sgorgare per loro l’acqua dalla pietra e darai da bere alla comunità e al suo bestiame” (Num. 20:7-8).
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