Roma segreta: all’ombra del fico ruminale

Nel cuore del Foro romano c’è un luogo dove ancora oggi si può ammirare, come fosse un varco temporale, la stessa vista che i Romani ebbero sin dall’antichità. Siamo nei pressi del Comizio e qui, oggi come allora, crescono rigogliose tre piante: Ficus, Olea, Vitis – un fico, un ulivo e una vite – come ci racconta Plinio nella sua “Storia Naturale” (15,77-78; I d.C.).

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Sebbene ciascuna di queste piante abbia un suo significato simbolico specifico e forte, il Fico è senz’altro l’albero sacro più importante per Roma, perché spettatore e custode delle sue origini.

Sotto un albero di fico infatti, la famosa ficus ruminalis, fu ritrovata la cesta che conteneva i gemelli divini Romolo e Remo, figli del dio Marte e della vestale Rea Silvia. All’ombra delle sue fronde, inoltre, i due gemelli furono allattati dalla Lupa, emblema della città eterna.

roma segreta - ombra del fico ruminale 3Il significato dell’attributo ruminalis ci viene chiarito da Plutarco (I sec d.C.), nella Vita di Romolo: v’era lì vicino un fico, che chiamavano Ruminale, o da Romolo, o perché vi si fermavano a riposare alla sua ombra le bestie «ruminanti», o per l’allattamento dei due piccini, poiché gli antichi chiamavano «ruma» la mammella e Rumina chiamano una dea che ritengono abbia cura dell’allevamento dei bambini.

Le fonti antiche collocano concordemente questa pianta alle pendici del Palatino, nei pressi della “grotta del Lupercale” (di recente identificata in un antro rinvenuto 15 metri sotto la Domus dell’imperatore Augusto, che probabilmente rese monumentale quella semplice grotta trasformandola in un ninfeo e la inserì, per la sua importanza, all’interno della sua dimora) dove fu oggetto di venerazione per diversi secoli.

La leggenda narra che quando dell’antico fico non restavano ormai che le vestigia, un altro germogliò spontaneamente dal Palatino al Foro. La pianta era ritenuta bene augurale e dal suo stato di salute si traevano auspici per la città. Si riteneva infatti che se si fosse seccata disgrazie e calamità avrebbero colpito l’Urbe, come accadde dopo il regno di Nerone, quando il fico morì testimoniando con la sua scomparsa che la libertà di Roma era perduta. Per questa ragione ancora oggi lo spostamento di un fico è considerato un atto simbolico per indicare che la libertà dell’uomo è stata violata.

Se guardiamo oltre la nostra tradizione, scopriamo che Romolo e Remo non furono gli unici personaggi, mitici e storici, ad avere un particolare legame con questa pianta.

Sotto un fico infatti: a) nacque il Dio Vishnu dell’Induismo, XX sec. a.C.; b) Buddha raggiunse l’illuminazione nel VI sec. a.C.; c) Maometto prestò giuramento, per cui nella tradizione islamica è considerato “l’Albero del Cielo” sin dal VII sec. d.C.

Gli egiziani, secoli prima di Roma, ritenevano questa pianta sacra a Osiride, il dio che rinasceva proprio al rifiorire del fico sacro in primavera. Per gli antichi abitanti delle rive del Nilo essa era simbolo della vittoria sulla morte e per questo il suo legno veniva utilizzato per realizzare sarcofagi.

In Grecia torna con la stessa valenza: il fico era infatti sacro a Dioniso divinità legata ai misteri di nascita, morte e rinascita. Pitagora che in Egitto soggiornò per oltre venti anni, tributava un culto particolare al frutto del fico, che veniva portato in processione e considerato simbolo del mistero che avvolgeva il cosmo. I fichi erano considerati il nutrimento dei filosofi e Platone stesso era soprannominato “mangiatore di fichi”.

Il fico compare anche in passaggi importanti dell’Antico e del Nuovo testamento: è tra le piante della terra promessa e viene ricordato come un importante alimento; è simbolo del popolo d’Israele amato dal suo Dio; la Sacra Famiglia, in fuga dalla strage degli innocenti, trova nascondiglio sotto i rami di un fico (secondo una leggenda) e Giuda, dopo il tradimento, si impicca ad un ramo di questa pianta. Stare “sotto il fico” nella tradizione rabbinica indica lo studio della Torah, che avveniva all’ombra di questi alberi e proprio in tal senso Gesù, nel vangelo di Giovanni, rivela a Natanaele di averlo visto sotto il fico; nella Genesi Adamo ed Eva, dopo aver mangiato il frutto proibito, coprono la loro nudità con foglie di fico.

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Proprio tra le foglie di un albero di fico Michelangelo dipinse il serpente tentatore e nei bassorilievi del duomo di Orvieto – realizzati da Lorenzo Maitani (1300-1330) – l’albero della Scienza del Bene e del Male viene rappresentato come un Fico (e non come un albero di mele); si trova raffigurato inoltre in numerose opere d’arte, soprattutto in età medievale, e testimoniato in testi apocrifi come l’Apocalisse di Mosè.

roma segreta - ombra del fico ruminale 1I suoi frutti/fiori: verdi o violacei all’esterno, si presentano internamente di colore rosso vivo e hanno una miriade di piccoli semi; la loro forma allungata ricorda un seno (come confermato dall’etimologia di ruminalis da ruma = mammella) e qualunque parte della pianta venga spezzata stilla un liquido bianco lattiginoso.

Da un punto di vista simbolico il colore rosso rimanda al sangue, veicolo della vita, i semi alla fertilità e all’abbondanza e il seno (forma) e il latte (succo) afferiscono vigorosamente alla vita e al nutrimento genuino e ricco di cui il fico è dispensatore.

Con il suo tronco infine, viene simbolicamente identificato l’asse del mondo, la colonna, il collegamento tra il cielo e la terra, che quando è realizzato garantisce in terra lo stesso perfetto ordine che vige nelle armoniose sfere celesti; simbolica viva e valida oggi come decine di secoli fa.

Autore: Silvia Di Santo


Bibliografia

A. Carandini, Roma. Il primo giorno, Laterza, Roma-Bari 2007.
T. Palamidessi, Piccolo Dizionario di Scienze Ermetiche, collezione privata, Roma 1956 e ss.
T. Palamidessi, La via dei simboli e la trasmutazione spirituale, Archeosofica, Roma 1978.
Plutarco, Vite parallele. Teseo e Romolo, BUR, Milano 2016.


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