Roma segreta: quanti simboli nel quartiere Coppedè!
Una delle zone più particolari di Roma è l’area nota come Quartiere Coppedè, dal nome del suo progettista.
Il “quartiere” è relativamente moderno, risale infatti agli anni ‘20 e alle precedenti intuizioni del sindaco Ernesto Nathan, e si sviluppa tra la via Salaria e la via Nomentana, a poca distanza da Porta Pia uscendo da Roma. La commissione edilizia dell’epoca fece una richiesta precisa all’architetto Gino Coppedè: il nuovo insediamento doveva avere una chiara impronta romana! Per questo il materiale principale utilizzato è il travertino, vi si trovano le cornici come nella Roma Imperiale, un grande arco richiamante quelli di trionfo situati nei fori imperiali e infine, nelle unità abitative, maioliche smaltate e mosaici di stile pompeiano.
Il complesso, costruito intorno a piazza Mincio e alla curiosa Fontana delle Rane (Figura 1), è composto da diciotto palazzi e ventisette palazzine.
L’ingresso principale del quartiere è da via Dora, piccola strada che collega piazza Mincio con via Tagliamento. Essa offre il suo benvenuto ai residenti con un’edicola, situata sulla parte destra dell’incrocio con via Tagliamento, contenente una Madonna con Bambino (Figura 2). I due palazzi che incorniciano la strada sono congiunti da un grande arco con decorazioni asimmetriche e un enorme lampadario di ferro battuto. Per diversi anni la nostra Associazione ha avuto la propria sede in via Dora nr.7: uno dei piccoli cancelli indipendenti con mini-giardino d’ingresso presenti sul lato sinistro dei Palazzi degli Ambasciatori 1.
Tutti gli edifici sono ricchi di simboli che richiamano aspetti tradizionali, temi mitologici e leggende arcaiche. L’architetto Coppedè non si è veramente risparmiato e gli esempi sono innumerevoli: i ritratti di Petrarca e Dante quali “Fedeli d’Amore”; l’orologio sotto la torretta decorato con motivi zodiacali, nello stesso edificio la scala che conduce al loggiato decorato da angeli (Figura 3), le raffigurazioni del leone alato di San Marco e l’aquila di San Giovanni, la Lupa di Romolo e Remo, San Giorgio tra le colombe, i Grifoni, senza dimenticare la rappresentazione dell’albero della Vita e quella di una coppa che ricorda il Santo Graal. E poi: animali mitici (Figura 4) e reali, personaggi, meridiane, e così via!
Oggi il quartiere, grazie anche al sensazionalismo di alcune trasmissioni televisive, è meta di cacciatori di segreti e amanti del mistero i quali, oltre ad ammirarne la bellezza architettonica, sperano di trovare nel sovrabbondante apparato decorativo qualche aiuto per i loro studi e ricerche.
Come sempre la difficoltà è quella di districarsi nel tessuto di simboli, ai quali, con un po’ di abilità, si può far dire tutto, e anche il suo contrario.
Le leggi della “simbolurgia” (scienza che studia l’azione dei simboli) per ben condurre il cammino evolutivo, per entrare realmente in relazione personale e diretta con il “sacro”, erano conosciute dagli antichi sacerdoti, creatori dei miti a tutti noti. Ed erano conosciute anche dai costruttori delle grandi piramidi e dei templi del Nilo, dagli architetti indiani, persiani, greci, etruschi, celti … e massimamente dai Maestri d’Opera delle Cattedrali Gotiche. Testimonianza dell’Opera compiuta nella loro interiorità, questi “libri di pietra e luce” nascondono le chiavi per svolgere un reale lavoro di trasmutazione della coscienza 2.
Possiamo dire lo stesso del Quartiere Coppedè?
Per ora diciamo che una bella passeggiata pomeridiana o serale, possibilmente nel fine settimana quando la morsa del traffico si allenta, può essere un’esperienza piacevole e fornire l’occasione per parlare di tante cose interessanti.
Autore: Maurizio Manzi
Note:
- La sede dell’Associazione Archeosofica attualmente è in piazza Ungheria nr. 6, a meno di un chilometro da via Dora.
- cfr. Tommaso Palamidessi, LA VIA DEI SIMBOLI E LA RIGENERAZIONE SPIRITUALE, Archeosofica, Roma.
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