Conferenza La geomanzia
mercoledì 19 giugno, ore 21:00
La geomanzia è un’arte divinatoria basata sull’interpretazione di sedici tetragrammi estrapolati e disposti in un grafico mediante specifici calcoli matematici.
La parola geomanzia deriva dal greco geōmanteía, da geō “terra” e manteía “divinazione”, ovvero: “divinazione per mezzo della terra”. Originariamente con questa parola s’intendeva una tecnica divinatoria elementare basata sull’ispezione della “terra” intesa come elemento fisico, quindi sull’ispezione di segni rilevabili sul suolo terrestre. Quindi una tecnica che si basava sull’osservazione di fenomeni naturali (similmente all’arte degli auguri e degli aruspici) e non sull’uso di specifici simboli (e quindi dei relativi calcoli per ricavarli ed esaminarli a fini divinatori).
La definizione di “Astrologia Terrestre” coniata da Robert Fludd è significativa. La geomanzia, non è la divinazione per mezzo di geō inteso come la materia del suolo terrestre, bensì di geō come pianeta terra, ricettacolo degli influssi celesti.
Le origini di quest’arte, sembra riguardino la leggenda araba, riportata da Ibn Zunbul noto anche come al-Rammal (il geomante) vissuto in Egitto tra il XVI e il XVII secolo, in cui l’Arcangelo Gabriele insegna la geomanzia al profeta Idris che, secondo la tradizione, è il biblico ENOCH.
Molti studiosi hanno ipotizzato che la geomanzia sia una tecnica divinatoria millenaria antecedente all’Islam. L’uso dei nomi di “madri”, “figlie” e “nipoti”, per designare i primi tre macrosettori del tema geomantico, ad esempio, è una genealogia femminile preservata dagli arabi.
Se l’astrologia ci aiuta a capire la geomanzia da un punto di vista tecnico-pratico, la filosofia ermetica ci consente di approfondire gli aspetti più “oscuri” della natura magico-divinatoria di quest’arte e dei suoi simboli.
Anche il fenomeno della “sincronicità”, introdotto dallo psicologo Caul Gustav Jung, potrebbe aiutare a comprendere la dinamica sottesa alla geomanzia. La sincronicità infatti parla del verificarsi, in certe circostanze, di “coincidenze significative” tra fenomeni.
Lo scopo della geomanzia non è quello di “predire” ma di “prevedere”. Il geomante prevede come potranno andare le cose sulla base della domanda posta da chi consulta in relazione ai “simboli ricevuti” dal tema.
La tecniche utilizzata nella Geomanzia consiste nell’utilizzare degli oggetti secondo un metodo ben preciso; questi possono essere dadi, tessere, astragali o anche semplicemente tracciando dei puntini su un foglio di carta. L’uso produce una serie di risultati casuali, che formano le varie «figure» geomantiche, ognuna con un proprio valore e significato simbolico e analogico.
Le figure geomantiche possibili sono 16 e sono classicamente identificate tramite i loro nomi latini, descrittivi delle loro qualità: «carcer», «puella», «fortuna major» e così via. Le quattro figure geomantiche di base, le cosiddette «madri», opportunamente combinate fra loro, ne generano altre, organizzate a formare il cosiddetto «scudo geomantico», tradizionalmente suddiviso in 15 settori: alle «madri» si aggiungono infatti le «figlie», le «nipoti», i due «testimoni» (quello del passato e quello del futuro) e infine il «giudice», che è un po’ la sintesi di tutte le precedenti e rappresenta sommariamente il responso. Alcuni aggiungono anche una sedicesima figura, la «sentenza», per ulteriori chiarimenti.
Alla tecnica interpretativa di base si aggiungono altri elementi, come il calcolo delle «parti» e soprattutto gli «aspetti» fra le case geomantiche (sestile, quadratura, opposizione, trigono) di significato mutuato direttamente da quello degli analoghi in Astrologia: e lo stesso si può fare sovrapponendo il valore delle case geomantiche a quelle astrologiche.
Questo sistema divinatorio è, a parte le «madri» iniziali, puramente matematico e molto più sofisticato di quanto possa sembrare a prima vista, come traspare dai trattati di Cornelio Agrippa e Dante ad esempio nel canto XIX del Purgatorio: «quando i geomanti lor Maggior Fortuna / veggiono in orïente, innanzi a l’alba, / surger per via che poco le sta bruna».
Ne parleremo mercoledì 19 giugno con Emiliano Sciarra autore di giochi, saggista, studioso di simbolismo presso la sala conferenze di Piazza Ungheria 6, numero 3. Ingresso libero.