Conferenza I Dadi
mercoledì 22 maggio, ore 21:00
Oggi tutti conoscono i dadi, soprattutto quelli di forma cubica e composti da ogni materiale, grandi o piccoli, usati sia dagli adulti sia dai bambini. Addirittura possiamo “tirare i dadi” con sofisticate riproduzioni digitali perfino dai nostri telefoni. Ma come mai i dadi sono così diffusi? E come mai li conoscono tutti, in ogni epoca e paese?
I dadi sono fra gli strumenti di gioco e di divinazione più remoti in assoluto. Se ne trovano di antichissimi, databili migliaia di anni prima di Cristo, costruiti con vari materiali e, materiali a parte, sono letteralmente identici a quelli moderni: è difficile pensare ad altri manufatti rimasti immutati nel tempo da epoche così lontane. Ancora oggi si possono usare come strumento divinatorio per la geomanzia, o a sé stanti, e una loro derivazione sono le classiche tessere del Domino.
Anticamente venivano usati anche gli astragali o aliossi, detti così perché ricavati dall’omonimo piccolo osso che sta fra la tibia e il perone del montone, di cui venivano sfruttate le quattro facce più regolari.
Il dado più comune è quello di forma cubica, ma ne esistono anche altri, specialmente quelli derivati dai solidi platonici che nei misteri greci erano maneggiati da Bacco, simbolo del Logos, ognuno associato a un piano del cosmo e alla sua struttura fine, dando un senso ancora più profondo all’affermazione di Platone: “Dio geometrizza”.
Esistevano anche i girli, specie di piccole trottole sempre a quattro facce che servivano per vari giochi di pura fortuna. Forse di tale tipo era il misterioso Pur, l’oggetto per tirare a sorte riservato ai sacerdoti ebraici: alcuni girli infatti riportano impresse le quattro lettere del tetragramma del nome di Dio per fini cabalistici.
Sia presso i Cinesi che soprattutto gli Indiani i dadi rivestono un ruolo centrale e assumono un simbolismo cosmologico: la creazione, infatti, è il risultato di un gioco di dadi fra Shiva e la sua consorte Parvati, e non mancano antichi rituali che li usano per scopi divinatori.
Nella tradizione occidentale il dado cubico è anche associato alla figura del Cristo, poichè il dado aperto ha la forma di una croce: da qui l’associazione con la pietra cubica perfettamente levigata, simbolo di perfezione da imitare e raggiungere.
Ne parleremo con Emiliano Sciarra autore di giochi, saggista, studioso di simbolismo e di giochi antichi mercoledì 22 maggio alle ore 21,00 presso la sala conferenze di Piazza Ungheria 6, interno 3. L’incontro è ad ingresso libero.