Conferenza Grafologia
mercoledì 15 maggio, ore 21:00
Il carattere dell’uomo, i suoi stati d’animo, le sue capacità mentali, si rispecchiano nella scrittura. “La mano che sorregge la penna, è come un registratore di impulsi nervosi, un sismografo dell’anima, che traccia sulla carta una sinusoide, un’onda grafica, cioè la scrittura, con tutta una gamma di variazioni che potrebbero essere paragonabili ad un cardiogramma, un encefalogramma che registra i vari impulsi elettrici partiti dal muscolo cardiaco e dal cervello”. (Tommaso Palamidessi)
Scrivere è un’attività simbolica, spaziale e temporale, attività che si inserisce in un ambiente (il foglio) e lascia un’impronta (la grafia) che ha un ritmo, un’energia, una forma che riconducono in maniera inconfondibile al suo autore e ci parlano di lui. Il grafologo non studia il contenuto dello scritto ma il gesto grafico, il suo movimento, come si posizionano le righe e le parole sul foglio, come le lettere si legano tra loro, la pressione esercitata e ancora molto altro, con l’unico fine di delineare l’identikit dello scrivente. Attraverso l’analisi della scrittura si può risalire quindi al temperamento e di conseguenza ad aspetti della personalità come dinamiche relazionali, stili cognitivi, attitudini e capacità professionali, stato di salute e addirittura le caratteristiche somatiche: statura, morfologia del cranio e del viso, colore dei capelli e degli occhi, timbro e intensità di voce, ecc. Appare ben più complicato, per molti impossibile, determinare il sesso e l’età, ma le opinioni in merito non sono univoche.
La grafologia trova il suo impiego in vari ambiti: nell’età evolutiva per ciò che riguarda l’analisi dello scarabocchio, del disegno infantile e per l’orientamento scolastico; nell’analisi della personalità e delle dinamiche intrapsichiche e interpersonali; nel campo aziendale con la selezione, l’orientamento e la riqualificazione del personale; in ambito giuridico per firme, testamenti olografi contestati, anonimo grafia, ecc.; nella valutazione delle affinità sia di coppia che professionali.
Vi sono però anche altri campi d’indagine, meno conosciuti, ma interessanti. Uno di questi è la grafologia agiografica, ovvero l’analisi della scrittura di mistici del calibro di Francesco d’Assisi, Caterina da Siena, Caterina de Ricci, Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Anna Katerina Emmerick, Gemma Galgani, ecc.
Un contributo importante su questo tema lo ha lasciato il caposcuola della grafologia italiana, il francescano padre Girolamo Moretti, con il suo testo oramai quasi introvabile “I santi dalla loro scrittura.” Interessante ciò che egli afferma a seguito del suo studio su più di 60 grafie: “I santi spesso non sorgono da nature singolarmente dotate, ma da ogni temperamento e carattere; anche dai più torbidi può sorgere, con l’aiuto della Grazia e della volontà umana, il capolavoro della perfezione morale.” Quelle dei mistici sono scritture molto istruttive anche per il fatto che ci danno indicazioni utilissime per riconoscere i rari segni grafologici che identificano le virtù e le predisposizioni alla vita spirituale.
Le competenze del grafologo possono aiutare molto anche nella verifica delle scritture prodotte in casi di medianità scrivente o psicografia, ovvero quella facoltà grazie alla quale il braccio e la mano del medium, mossi dall’entità spiritica disincarnata, producono dei messaggi scritti. Lo scienziato si avvale di tutti i mezzi possibili per convalidare le sue ricerche, anche in campo metapsichico. Gli strumenti e le regole della grafologia peritale possono contribuire a svelare se la scrittura vergata da un medium in stato di trance è da ritenersi autentica, cioè appartenente all’anima incorporata momentaneamente dal medium, è frutto dell’inconscio personale o è un falso. Anche in questo campo gli studi sono pressoché all’inizio.
Una domanda che spesso il grafologo si sente porre è: “La grafologia oltre a dirmi come sono, può aiutarmi a cambiare me stesso, a trasformare le mie debolezze in fortezze?” Il grafologo non è uno psicologo perciò non invade questo campo e quello della terapia psicanalitica.
E’ possibile altresì utilizzare la grafologia come “grafoterapia”, ovvero come un esercizio atto a riprodurre un modello di scrittura (o una firma) che abbia evidenti i segni delle qualità che in noi difettano e si vogliono acquisire. A conferma della plausibilità di questo metodo, lo studioso Jules Crépieux-Jamin consiglia, quando si studia una grafia, di ricalcarla con una penna scarica in modo da “sentire” ed immedesimarsi totalmente in colui o colei che l’ha prodotta.
Tommaso Palamidessi, della grafoterapia evidenzia ancora ulteriori applicazioni e profondità. Ce ne dà un esempio il consiglio dato ad una persona che scrisse chiedendo come poter migliorare se stessa: “Ora se lei vuole migliorare il suo carattere e con esso il destino, imiti per mezz’ora al giorno, la scrittura di un personaggio che nella storia si mostrò grande, per es. Napoleone, Bismark, Leonardo. Cerchi di imitare un fac-simile di autografo con una certa sveltezza, compenetrandosi nella mentalità di chi lo scrisse. In tal modo farà prendere all’energia psichica, un nuovo indirizzo, un ritmo diverso che ad esercitazioni fatte, le potrebbe dare una personalità sul tipo dei personaggi da lei imitati.” L’esercizio grafoterapeutico quotidiano consigliato doveva durare almeno sei mesi ed i risultati sarebbero stati certamente positivi. Ciò a conferma che tutto può essere utilizzato a scopo di miglioramento personale, anche la grafologia stessa.
Ne parleremo con Cristian Bonelli, grafologo, mercoledì 15 maggio alle ore 21,00 presso la sala conferenze di Piazza Ungheria 6, interno 3. Ingresso libero.