Conferenza Romolo, Numa e gli auguri di Roma
mercoledì 17 aprile, ore 21:00
Roma diede particolare rilievo all’arte e scienza degli Auguri, già diffusa presso le antiche popolazioni italiche.
Lo dimostra il fatto che Romolo e Numa Pompilio, i primi due Re primordiali dell’Urbe, siano entrambi Auguri: il primo istituisce gli auspici e il secondo fonda l’Ordine degli Auguri. La stessa fondazione dell’Urbe in realtà è strettamente legata a questa arte divinatoria, frutto di elaborate concezioni teologiche, in parte assimilabile al procedimento stesso della “Creazione” o “Genesi” così come descritta in tutte le tradizioni.
L’auspicio (da avispicium) è l’osservazione e interpretazione del volo e del canto degli uccelli, considerati sin dalla più remota antichità simbolo del collegamento tra Cielo e Terra e ritenuti veri e propri messaggeri degli Dei (angeli). L’augure è colui che, salito in un luogo elevato (in senso interiore ed esteriore), è in grado di vedere con chiarezza il volo degli uccelli, o i segni del Cielo (tuoni, fulmini, arcobaleni, …), e interpretare il messaggio divino di cui sono portatori stabilendo un contatto con gli Dei. L’esito dell’auspicio è l’augurium (da augere: aumentare) ossia un cambiamento stabile dello status della persona o del luogo, per i quali si è richiesta l’approvazione degli Dei considerata definitiva e inappellabile.
Ma cosa fa esattamente l’Augure? Per osservare il cielo crea uno spazio sacro (templum) ritagliandolo dallo spazio profano e ordinandolo con un segno di croce: il cardo e il decumano. Questo spazio quadrato (il templum augurale) separato dal disordine quotidiano della terra rappresentata dai 4 punti cardinali, è ora consacrato (fanum), e può accogliere la perfezione celeste (il cerchio, il templum celeste): in altri termini l’augure fa “quadrare il cerchio” confidando che, in questo spazio da lui inaugurato, si manifesti il “segno”.
Nulla di magico, in senso contemporaneo, in tutto ciò, ma una rigorosa ritualità sostenibile solo da chi, attraverso profondi insegnamenti e il vissuto di reali esperienze interiori, poteva fare da collegamento tra il cielo e la terra.
Ne parleremo con la d.ssa Silvia Di Santo, archeologa e studiosa di simbolismo, mercoledì 17 aprile alle ore 21.00, presso la sala conferenze di Piazza Ungheria 6. Ingresso libero.