Roma segreta: le Catacombe di Priscilla e i misteri della Chiesa nascente
Le catacombe di Priscilla sono situate lungo l’antica via Salaria. La loro origine risale al II secolo dopo Cristo e la loro estensione sotterranea complessiva raggiunge i 13 chilometri. Il nome viene da colei che donò alla comunità cristiana nascente i possedimenti in cui si sviluppò la catacomba: Priscilla degli Acilii. Alla sua gens risale Acilio Glabrione, console del 91 insieme a Traiano, il quale fu probabilmente condannato da Domiziano per la sua adesione al Cristianesimo.
Il caso degli Acilii non fu l’unico, spesso furono le famiglie più illustri a fare la fortuna della Chiesa delle origini. Il grado di istruzione dei membri familiari permise loro di cogliere con facilità gli insegnamenti più avanzati del messaggio di Cristo. Di sicuro questi personaggi non erano all’oscuro del brutale trattamento ricevuto dai primi Cristiani in tutto l’Impero romano: si trattò dunque di una scelta cosciente, di una presa di posizione temeraria attuata dalla migliore società dell’epoca, come dimostrano ormai tutti gli studi di sociologia e storia delle religioni. Il Cristianesimo infatti, non si diffuse tra i poveri e i reietti della società romana poco inclini agli studi e alle esperienze mistiche richieste, ma tra le classi agiate, culturalmente ed economicamente emancipate, stanche della vacuità sostanziale del paganesimo e dei suoi formalismi ritualistici.
Percorrere le catacombe oggi, così lontane dalla nostra idea corrente di cimitero, ci mostra quanto sia cambiata nella forma “esteriore” il Cristianesimo, per cui un occhio inesperto potrebbe anche chiedersi se non si tratti piuttosto di un luogo pagano. San Girolamo nel IV secolo racconta delle sue visite delle Catacombe in compagnia dei suoi amici: “Spesso entravamo nelle gallerie, scavate nelle viscere della terra, completamente interessate dalle sepolture e così oscure che sembrava si realizzasse il motto profetico: Discendano vivi nell’Inferno (Salmo 54, 16)”.
Questa oscura visione delle catacombe romane, non corrisponde certamente allo spirito che aveva animato i primi cristiani, quando si organizzarono per svincolarsi dalle sepolture delle aree pagane, per costruire cimiteri propri ove deporre i fratelli di fede defunti, come in una sorta di dormitorio. Anche in Oriente l’idea del cimitero, inteso come “dormitorio comune” inizia a diffondersi in quegli anni, come testimonia Giovanni Crisostomo che definisce i cimiteri quali “luoghi di riposo provvisorio” e come conferma, per Alessandria, lo stesso Origene che ricorda l’esistenza di grandi necropoli comunitarie attestate nel suburbio della città.
Nel “labirinto” sotterraneo a via Salaria, infatti, non c’è solo tufo e oscurità; si nota invece una certa cura decorativa non priva di significato. Il restauro ha fatto emergere diverse pitture come il nicchione della Madonna con il Profeta, il Criptoportico con la Cappella Greca, i cubicoli dell’Annunciazione, della Velata, del Papa Marcellino e di Lazzaro. Ma ancor più interessante è vedere raffigurate le dodici fatiche d’Ercole, provenienti dalla mitologia pagana e anche segni e simboli come le tre frecce, l’ancora o la fenice che risorge dalle ceneri. Simboli che troviamo altrove come nel Santuario di S. Margherita a Sutri, ex mitreo oggi chiesa consacrata, ma anche nella basilica di S. Clemente in Roma, anch’essa fondata nel luogo di un mitreo, ove il simbolo dell’àncora è strettamente legato all’agiografia del Santo al quale è dedicata la Chiesa.
Le Catacombe di Priscilla in via Salaria non sono le uniche, né a Roma, né in Italia in generale. Nell’Urbe tuttavia la somma complessiva di chilometri sotterranei sarebbe davvero sorprendente, indice di un popolo che lavorò dalle fondamenta stessa della terra per emergere con vigore alla luce del Sole di Giustizia.
Autore: Francesco Masi
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